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 (vecchio Bacam)
, Facciata su Largo XXIV Maggio
 Comin, Isabella
, Facciata su Largo XXIV Maggio
 Comin, Isabella
, Loggetta laterale
 Comin, Isabella
, Campanile da vicolo dell'Angelo
 Comin, Isabella
, Dettaglio della loggetta
 Comin, Isabella
, Dettaglio dell'oculo sul prospetto sud
Denominazione Chiesa di S. Sebastiano detta Famedio
Altre denominazioni Chiesa di S. Sebastiano (Famedio)
Chiesa di S. Sebastiano
Chiesa di S. Sebastiano dei Canonici Regolari di San Salvatore
ComuneMantova
Località
Indirizzo Largo XXIV maggio
Mappa
GeoreferenziazioneEst: 1640590.8768, Nord: 5001295.3563, Quota s.l.m: 0 mt
Collocazione
Ambito tipologicoArchitettura religiosa e rituale
Definizione tipologicaChiesa
Ambito culturale
Notizie storicheData di riferimento - Intero bene
La rinascimentale chiesa di San Sebastiano venne edificata in luogo denomi nato anticamente "Prati del Redevallo" ove esisteva un pi antico oratorio - forse fin dal 981 - dedicato al martire San Sebastiano.
Restori V., Mantova [...], cit.,1919, pag. 220 , sec. X

Data di riferimento - Intero bene
La chiesa - passata ai canonici - diventa collegio ed il convento attiguo negli anni seguenti si trasforma in caserma. Al 1919 la cripta utilizzat a come magazzino militare e fu utilizzata con tale destinazione anche dura nte le dominazioni francese ed austriaca. Nel periodo seguente anche la ch iesa soprastante venne usata a scopi militari. Sempre al 1919 dai document i viene descritta una facciata in rovina dove l'affresco del Mantegna raff igurante la Madonna con San Sebastiano ed altri Santi ed i bassorilievi ve ngono asportati - nel 1884 per ordine del municipio - ed i finestroni tamp onati. In facciata - al posto dell'affresco - si trova una dedica ai cadut i.
Restori V., Mantova [...], cit.,1919, pag. 220 , sec. XVII

Data di riferimento - Intero bene
La costruzione della chiesa - voluta da Ludovico Gonzaga nel 1459 e proget tata da Leon Battista Alberti - procedette con velocit nei tre anni succe ssivi per poi fermarsi. Nel 1488 Francesco Gonzaga, succeduto al padre Lud ovico, la dona ancora non finita ai Canonici Regolari Lateranensi di San R uffino. I canonici terminano i lavori nei successivi dieci anni ed edifica no il convento entro il 1520. L'intero complesso verr requisito con la so ppressione degli ordini religiosi di inizio Ottocento. Nel 1807 il convent o diventa un carcere militare mentre la chiesa aperta al culto fino al 184 8 quando diventa magazzino militare.
Schiavi A., Il Famedio [...], cit Presta C., Castra et ars [...], cit., 1987 , sec. XV

Data di riferimento - Intero bene
A croce greca con sette navate nel sotterraneo precedute da un vestibolo a volta con archi in cotto e una sola navata nel piano superiore alla quale si accede da un protiro con cinque aperture e decorazioni marmoree. Due l oggette - una settentrionale di dimensioni ridotte ed una meridionale pi slanciata per la congiunzione al convento - vennero erette in seguito. Al centro della chiesa superiore una maestosa volta a crociera crollata nella prima met del Novecento. Durante i lavori di restauro del 1925 - progett ati da Andrea Schiavi per riparare i danni della guerra - vengono aggiunte le due scalinate in facciata e vengono documentati fotograficamente la co pertura soprastante alla volta e i danni per l'alloggiamento degli impalca ti costruiti durante l'uso a magazzino militare. Dagli anni Trenta desti nata a Famedio dei Caduti per la Patria. L'intervento di Schiavi - con le demolizioni - isola il monumento dal contesto.
Schiavi A., Il Famedio [...], cit Presta C., Castra et ars [...], cit., 1987 , sec. XV

Impianto strutturale Nellle intenzioni dell'Alberti il tempio aveva una pianta centrale, compos ta da una croce greca inscritta in un quadrato con tre absidi semicircolar i; i quattro bracci dovevano essere coperti con volte a botte. La planimet ria si ripete identica nella chiesa inferiore, che ha un accesso indipende nte rispetto all'aula superiore.
Autore
  • Alberti Leon Battista , progetto
  • Fancelli Luca , costruzione
  • Schiavi Andrea , restauro
  • Ardizzoni Pellegrino , ultimazione costruzione e convento annesso
Condizione giuridicapropriet Ente pubblico territoriale
Bibliografia
  • Boriani E. , Castelli e torri dei Gonzaga nel territorio mantovano ( 1969 ) - Brescia
  • Mantova casi , Mantova: casi e stati di degrado su segnalazione dei cittadini ( 1997 ) - Mantova
  • Restori V. , Mantova: notizie storico-artistiche sotto forma di guida ( 1919 ) - Mantova
  • Calzona A. , La rotonda e il palatium di Matilde ( 1991 ) - Parma
  • Calzona A./ Volpi Ghirardini L. , Il San Sebastiano di Leon Battista Alberti ( 1994 ) - Firenze
  • Schiavi A. , Il Famedio di S. Sebastiano ( 1924 ) - Mantova
  • Presta C. , Castra et ars : palazzi e quartieri di valore architettonico dell'esercito italiano ( 1987 ) - Roma
  • Cadioli G. , Descrizione delle pitture, sculture ed architetture che si osservano nella citt di Mantova ( 1974 ) - Bologna
Info compilazione

Provincia di Mantova
Funzionario responsabile Sbravati, Moira
Aggiornamenti / revisioni2009
Ribaudo, Robert
2010
Comin, Isabella
2012
Comin, Isabella
VAL
Compilazione
2009
Monaco Tiziana
VAL
Referente scientifico
Cassanelli Roberto
VAL
Descrizione
In buona parte, il tempio di S. Sebastiano corrisponde quindi alle intenzi oni di Leon Battista Alberti: ed ricco di soluzioni originali, per il di segno di estremo rigore, fondato su sottili rapporti matematici, evidentem ente a lungo meditati dall'architetto, e forse concordati con Ludovico Gon zaga (Volpi Ghirardini, 1994); e per la scelta, in alzato, di riferimenti insoliti, a quelle date, all'architettura antica dei martyria paleocristia ni, delle aule termali d'et imperiale, delle tombe monumentali romane (Bo rsi, 1980; Calzona, 1994). Per il tempio mantovano l'architetto sceglie un a pianta centrale, composta da una croce greca inscritta in un quadrato co n tre absidi semicircolari; i quattro bracci dovevano essere coperti con v olte a botte (Burns, 1998). La presenza del portico, trattato come un corp o autonomo e indipendente, ricostruisce idealmente quella struttura compos ta da cella e pronao, innalzati su un alto podio, che Alberti, sulla scort a delle osservazioni di Vitruvio, aveva considerato come forma ideale del tempio antico nel suo De re aedificatoria, il trattato di architettura che aveva scritto probabilmente tra la met degli anni Quaranta e i primi ann i Cinquanta (Frommel, 2001). La planimetria si ripete identica nella chies a inferiore, che ha un accesso indipendente rispetto all'aula superiore, e una sua fronte d'ingresso, e non pu, quindi, essere considerata semplice mente una cripta, anche perch non esistono collegamenti interni (Calzona, 1994). Un edificio originale, dunque, il tempio di S. Sebastiano, e uno dei primi saggi di chiesa a pianta centrale del Rinascimento (Borsi, 1980): ma la n ovit di quelle soluzioni non sar capita dal cardinale Francesco Gonzaga, figlio di Ludovico, che con una frase sprezzante, gi nel 1473, aveva det to al padre, a proposito della costruzione ancora incompiuta, che "non int endeva se l'haveva a reussire in chiesa, o moschea o synagoga" (Calzona - Volpi Ghirardini, 1994); e dopo la morte di lui, nel 1478, si affrett a c edere il tempio ai Canonici Lateranensi. Un'ultima annotazione, per concludere: il restauro condotto con pretese fi lologiche da Andrea Schiavi tra il 1922 e il 1925, quando si decise di tra sformare l'edificio, da tempo abbandonato, in sacrario ai caduti, ha alter ato profondamente la struttura, per le modifiche alle aperture, il rifacim ento integrale della volta e la sostituzione dei pilastri e delle basi che la sostenevano (Tavernor, 1994), ma soprattutto per l'invenzione illogica delle due scalinate di accesso in facciata; la scala antica, infatti, tut tora esistente e databile agli ultimi anni del Quattrocento, posta all'i nterno di una loggia, sul lato sinistro del portico; e l, in corrisponden za con le testate laterali del pronao, probabilmente Leon Battista Alberti aveva immaginato le due rampe d'ingresso al suo tempio (Borsi, 1980).
VAL
Notizie storiche
densa di problemi, e tuttora ricca di zone d'ombra, la storia della chie sa di S. Sebastiano a Mantova, costruita da Leon Battista Alberti per comm issione del duca Ludovico Gonzaga, a partire dal 1460. Non conosciamo, inf atti, con precisione i motivi che spinsero il duca a decidere di edificare il tempio, e in quel luogo malsano, poi, vicino a una palude e all'estrem a periferia meridionale della citt, appena entro la cerchia delle mura; n on sappiamo neppure quale fosse l'esatta destinazione del S. Sebastiano, n elle intenzioni di Ludovico: forse doveva diventare il nuovo sepolcro di f amiglia dei Gonzaga, una sorta di mausoleo privato del duca, come la criti ca ha spesso sostenuto, e per motivi che non conosciamo il progetto fu poi abbandonato; o forse doveva essere un tempio votivo, dedicato al santo pr otettore della peste, Sebastiano, appunto: ma, come fa notare Frommel (200 1), le cronache del tempo non ricordano epidemie, negli anni di fondazione della chiesa. Resta irrisolta, poi, la questione della reale portata dell 'intervento di Leon Battista Alberti, che mor nel 1472, quando ancora la chiesa non era conclusa: non sappiamo, quindi, se il S. Sebastiano, che stato poi pesantemente alterato dai restauri condotti da Andrea Schiavi tr a il 1922 e il 1925, corrisponde alle intenzioni dell'architetto, anche pe rch nessun disegno originale giunto fino a noi. Ci rimasta solo una c opia cinquecentesca del progetto, attribuita ad Antonio Labacco, e molto d iscussa. Comunque sia, il progetto era allora della massima importanza per Ludovico , e ben lo dimostrano le notevoli somme di denaro che il duca, almeno all' inizio, destin all'edificio, e la scelta di un architetto di grande prest igio come Leon Battista Alberti. L'architetto era giunto a Mantova nel 1459, al seguito del papa, con l'inc arico di seguire i lavori della Dieta in qualit di abbreviatore apostolic o. L'andamento dei lavori, fin dall'inizio, fu assai tormentato: per gli impe gni che tennero a lungo lontano da Mantova non solo Leon Battista Alberti, ma anche Luca Fancelli, che dirigeva il cantiere; per le difficolt finan ziarie del duca, che provocarono ritardi nei pagamenti e interruzioni, a p i riprese, della fabbrica; e per le difficolt tecniche che incontrarono le maestranze nell'esecuzione, dovute all'assenza del modello definitivo, che l'architetto consegner solo nel 1463. Per di pi, il progetto che Leo n Battista Alberti present a Ludovico Gonzaga negli ultimi giorni del feb braio del 1460 fu quasi certamente modificato prima dell'avvio della fabbr ica: e la modifica riguarda la chiesa inferiore, che l'architetto non avev a previsto, ma che fu costretto a inserire per compiacere il duca. I documenti alludono a variazioni di progetto almeno altre due volte, nel 1463, quando Leon Battista Alberti torna finalmente a Mantova per consegna re il modello, e nel 1470, quando l'architetto decide di stabilirsi defini tivamente nella citt dei Gonzaga. Con alterne vicende il cantiere prosegu per lunghi anni, ma con il tempo il duca Ludovico aveva perso interesse per l'edificio; e quando Leon Batti sta Alberti mor, nel 1472, due anni dopo il suo ritorno a Mantova, il S. Sebastiano ancora non era compiuto. A quella data il S. Sebastiano aveva r aggiunto probabilmente un'altezza di poco superiore ai portali, ma l'origi nalit del disegno della facciata, basta, a confermare all'Alberti la pate rnit anche di questa parte della costruzione . Alla morte dell'Alberti er ano forse stati gi scolpiti i preziosi plutei con putti reggighirlanda, u n motivo tipico della scultura funeraria romana, da collocare sul parapett o del portico, la sola parte ornamentale dell'edificio realizzata; la volt a a crociera, che sostituisce la cupola annotata nel disegno di Antonio La bacco, sar invece costruita solo pi tardi, a partire dal 1512, quando or mai da molto tempo i Gonzaga avevano ceduto l'edificio ai Canonici Lateran ensi.
Aggiornata al19/11/2014
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